Al cinema per 1 giorno:Wolf Children di Mamoru Hosada allievo di Miyazaki:

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Dopo aver sbancato al botteghino (54 milioni di dollari in Giappone) e infiammato la critica internazionale, il film d’animazione Wolf Children arriva per un giorno nelle sale italiane.

Mamoru Hosada (One Piece, La ragazza che saltava nel tempo, Summer wars), regista che ha imparato l’arte dell’animazione lavorando presso lo studio Ghibli del maestro Hayao Miyazaki (Il castello errante di Howl, La città incantata, Ponyo sulla scogliera), conduce in un mondo in cui l’elemento fantastico viene sapientemente cucito al realismo del paradosso.

L’autore narra di Yuki e Ame, Sorella e fratello nati dall’amore tra una donna e un licantropo. Con grande leggerezza si descrive il difficile rapporto tra la madre e i bambini lupo, dapprima vissuti in campagna e poi introdotti nella società.

La fiaba racconta con emozionante libertà creativa la quotidianità di una famiglia sui generis, riuscendo nell’intento d’incantare spettatori di tutte le età.

Milano: Apollo Spazio Cinema, The Space Odeon, Arcobaleno Filmcenter

Roma: Madison, The Space Moderno, Uci Marconi

Napoli: Modernissimo, The Space, Metropolitan

Bari: Galleria, The Space-Casamassima, Uci- Molfetta

È possibile consultare l’elenco completo dei cinema aderenti sul sito www.nexodigital.it.

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Aspettando: L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi

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In attesa del giudizio del pubblico, L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi porta a casa il favore della critica. Che ha accolto calorosamente l’opera d’apertura (Fuori concorso) dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (8-17 novembre) diretta da Marco Muller.

Il regista di Manuale d’amore (2005), Italians (2009), Genitori & Figli (2010), racconta di un antieroe, di un uomo onesto come tanti, nel confronto con una realtà che attraversa quarant’anni di storia italiana. La dimensione narrativa rimane quella individuale ma sullo sfondo passano le trasformazioni che hanno travolto la penisola fino ad oggi, dagli anni Sessanta, all’omicidio di Aldo Moro, a Tangentopoli fino alla discesa in campo di Silvio Berlusconi.

L’elemento più interessante rimane la genesi del soggetto, ispirato alla vita di Ernesto Fioretti, autista di produzione e amico di Carlo Verdone e molti altri. Tra cui Mario Schifano, artista-cliente della ditta di trasporti del protagonista. A dargli il volto nella finzione è Alessandro Haber con la collaborazione del grande Mimmo Paladino, che ha prestato per le riprese le sue grandi tele degli anni ’80.

Nel cast un formidabile Elio Germano insieme con Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Sergio Rubini, oltre a Haber, Francesca D’Ajola, Francesca Antonelli, Matilda Anna Ingrid Lutz, Elena Di Cioccio, Dalida Di Lazzaro, Luis Molteni.

Paolo Mereghetti del Corriere della Sera parla di «Una commedia piacevole raccontata con grande delicatezza e grande partecipazione», Anna Maria Pasetti de Il fatto quotidiano lo definisce un «Progetto encomiabile, forse il miglior film di Veronesi», mentre Pierpaolo Festa di Film.it sottolinea quanto la pellicola: «Trascini di prepotenza il suo pubblico nel passato dell’Italia – quegli attimi bizzarri in cui si sentono pronunciare battute come “Poro Aldo Moro” – riuscendo a stabilire un rapporto sincero con chi si trova dall’altra parte dello schermo».

Il lavoro prodotto da Domenico Procacci e distribuito da Warner Bros arriverà nelle sale il 14 novembre.

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Before Midnight: l’ultimo capitolo della trilogia di Linklater

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Regia: Richard Linklater

Cast: Ethan Hawke, Julie Delpy

Fotografia: Christos Voudouri

Sceneggiatura: Richard Linklater, Ethan Hawke, Julie Delpy

Distribuzione: Good Films

Genere: Commedia romantica

Uscita: 31 Ottobre

Così come Ulisse compì un viaggio intorno al mondo per poter sfidare se stesso, anche i protagonisti della trilogia “Before” di Richard Linklater (Before Sunshine 1995, Before Sunset 2004, Before Midnight 2013)  sfidano lo spazio e il tempo per scoprire una verità che va ben oltre la personale percezione del mondo. E che mette alla prova la purezza dei sentimenti.

Celine e Jesse, ovvero July Delphi e Ethan Hawke, questa volta anche sceneggiatori insieme a Linklater, si sono incontrati per caso su un treno per Vienna nel 1994. Lei è una studentessa parigina di scienze politiche, lui un giovane intellettuale americano. Dopo 9 anni  si rivedono nella libreria Shakespeare and Company di Parigi, in cui Jesse presenta il suo primo libro. E infine li ritroviamo dopo altri 10 anni, ormai quarantenni con prole, in vacanza in una località del Peloponneso meridionale, alla prese con la realizzazione del loro amore.

Se i primi due episodi della saga hanno lasciato il segno per i dialoghi che scandiscono la giornata entro cui si svolge l’azione, l’ultimo atto non è certo da meno.

La regia mette a fuoco la poesia della quotidianità in un rapporto consolidato tra l’ambientalista femminista in carriera e lo scrittore di fama. Un idillio che si rivela tale per l’acume con cui si affrontano i temi quali l’amore, la letteratura, la famiglia. Allo stesso tempo la normalità di Celine e Jesse è coperta da un velo di cinico realismo che contraddistingue due esistenze provate dai compromessi e dalle rinunce della vita di coppia.

Il romanticismo raccontato dal regista di Waking life si è evoluto, così i personaggi. Senza mai tradire né le aspettative del voyeur né l’autenticità della vita.

Un’opera magnetica che si esplica attraverso la sequenza della cena sulla riva del mare. I due osservano il tramonto e provano a goderselo fino all’ultimo respiro. Fino a quando l’ultimo raggio non sia scomparso dal loro orizzonte.

L’indagine filosofica sulla profondità dei sentimenti nel confronto con il tempo incorona Linklater come maestro della commedia romantica. Capace di vincere le rappresentazioni posticce e inverosimili di un presente emotivo complesso che il filmaker sviluppa nell’arco di un ventennio.

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Il quinto potere: La genesi di WikiLeaks

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REGIA: Bill Condon

SCENEGGIATURA: Josh Singer

CAST: Benedict Cumberbatch, Carice van Houten, Daniel Bruehl, Stanley Tucci, Alicia Vikander, Dan Stevens, Anthony Mackie, Peter Capaldi, David Thewlis, Laura Linney, Moritz Bleibtreu, Jamie Blackley, Hera Hilmar, Michael Jibson

FOTOGRAFIA: Tobias A. Schliessler

MONTAGGIO: Virginia Katz

MUSICHE: Carter Burwell

PRODUZIONE: DreamWorks SKG

DISTRIBUZIONE: 01 Distirbution

GENERE: Drammatico, Thriller

DURATA: 129 Min

USCITA: 24 ottobre

«L’uomo è tanto meno se stesso quanto più parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.»

                                                                                                                                                                                                                                                                      Oscar Wilde

Le aspettative cresciute intorno a Il quinto potere di Bill Condon (Demoni e dei, The Twilight saga: Breaking down 1 e 2), presentato al Festival del Cinema di Toronto, si sono rivelate troppo alte.

Il film (prodotto dalla Dreamworks di Steven Spielberg) prova a ricostruire la storia di WikiLeaks e del suo architetto: Julian Assange.

Si parte dal 2010, dall’incontro tra Assange (Benedict Cumberbatch) e Daniel Domscheit-Berg (Daniel Bruhl), le due menti che hanno collaborato alla nascita della piattaforma online su cui condividere anonimamente notizie riservate. Così l’idea di sovvertire le regole del potere attraverso l’uso della rete prende forma nella misura di citizen journalism.

Dal primo grande scoop riguardante le attività illegali della banca svizzera Julius Baer, fino alla pubblicazione dei war logs statunitensi relativi all’Iraq e all’Afghanistan e dei documenti del cablegate, tutto si succede in maniera caotica. L’apoteosi dell’incongruenza è raggiunta nella sequenza in cui si sovrappone la grafica (che fa piovere lettere) alle immagini (ambientate all’interno della redazione giornalistica). Invece di sintetizzare la velocità e la forza dello strumento dell’era 2.0, si conduce lo spettatore all’interno di un vortice in cui nomi, dati, informazioni sfuggono piuttosto che chiarificarsi.

La prima parte del lungometraggio narra dell’incontro umano tra i due protagonisti, lasciando intravedere una sceneggiatura costruita su due interpreti brillanti e una regia sicura. Nella seconda parte, al contrario, gli ingredienti del racconto cinematografico sono combinati freneticamente. La sensazione è che si sia affrontato un tema così ampio senza mai entrare nel vivo della notizia. Si è trattato di un’esegesi fantasma che non svela i fatti, ma si limita a tracciare un ritratto dell’uomo Assange, eccessivamente isterizzato.

Dopo il capolavoro di Orson Wells Il quarto potere, sulla forza della stampa e Il quinto potere di Sidney Lumet che descrive gli effetti del dominio televisivo, il lavoro di Condon aspira a descrivere il cambiamento che Internet ha introdotto nel rapporto tra cittadini e poteri forti, senza riuscirci a pieno.

Il soggetto della produzione hollywoodiana fa riferimento a InsideWikileaks di Daniel Domscheit-Berg, libro firmato dall’ex braccio destro di Julian Assange, cosa che ha scatenato le polemiche dell’australiano, da oltre un anno rifugiato nell’ambasciata equadoriana a Londra: «Tra i tanti libri positivi su di noi, si sono basati su quello più menzognero. E’ un patto tra governo e Hollywood, una distorsione deliberata della verità che danneggia le persone che fanno battaglia contro avversari molto più potenti di loro».

Intanto Assange ha già sferrato la contromossa, producendo Mediastan. A WikiLeaks road movie di Johannes Wahlström, disponibile su Vimeo: «Questo è giornalismo estremo. Questo è come si fa. Non sprecate tempo e soldi per la propaganda di Hollywood, piuttosto invitate i vostri amici e guardate Mediastan» ha chiosato.

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Come partecipare a Italy in a day, il primo filmcollettivo girato dagli italiani

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È partito il countdown! Manca poco al 26 ottobre, giornata storica in cui tutti gli italiani, residenti nella penisola o all’estero, avranno l’opportunità di partecipare all’esperimento di Italy in a day, un film collettivo realizzato con i video di chiunque abbia voglia di tracciare un ritratto della propria vita, del paese o esprimere la propria visione dell’amore, della paura, del credo o semplicemente raccontare la straordinarietà o l’ordinarietà di un’esperienza. A selezionare e montare i contributi sarà il regista premio Oscar Gabriele Salvatores. Il direttore di Mediterraneo, Denti, Io non ho paura, Happy family, Educazione siberiana (per citarne alcuni), valuterà i risultati più interessanti per contenuto e qualità audio-video e li cucirà insieme come una grande tela.

Tutto parte dal progetto pilota di Life in a Day, ideato e diretto da Ridley Scott nel 2010, e seguito poi da Britain in a Day e Japan in a Day, film corali  girati in Gran Bretagna e Giappone che hanno riscosso uno straordinario successo.

COME FUNZIONA: Basta prendere un telefonino o una telecamera il 26 ottobre (dalla mezzanotte del venerdì alla mezzanotte del sabato) e filmare qualsiasi cosa venga in mente: se stessi, amici, parenti, storie significative o quotidiane. Le riprese, rigorosamente in digitale, non potranno avere una durata superiore ai 15 minuti.

TEMPI TECNICI: 24 ore per riprendere e 3 settimane per registrarsi e caricare tutto sul sito http://www.italyinaday.rai.it.

CONDITIO SINE QUA NON: LIBERATORIE FIRMATE. Per poter accettare i video è necessario il consenso dell’autore e di tutti i protagonisti. I video che ritraggono persone di cui non si dispone il consenso non potranno essere utilizzati. Anche girando in un luogo privato si ha bisogno del consenso del proprietario.

CONSIGLIO: Prima di partire con le riprese è importante stampare le liberatorie, farle firmare e conservale.

Gli autori dei video scelti da Salvatores saranno citati ed entreranno a far parte della storia del cinema italiano. L’uscita del film è prevista per l’autunno 2014, a circa un anno di distanza dal Filming Day.

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Una piccola impresa meridionale

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REGIA: Rocco Papaleo

SCENEGGIATURA: Rocco Papaleo, Valter Lupo

CAST: Riccardo Scamarcio, Rocco Papaleo, Barbora Bobulova, Sarah Felberbaum, Claudia Potenza, Giuliana Lojodice, Giovanni Esposito

FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion

MONTAGGIO: Christian Lombardi

PRODUZIONE: Paco Cinematografica in associazione con Warner Bros. Entertainment Italia e realizzata con il sostegno di Regione Lazio e Sardegna Film Commission.

DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia

GENERE: Commedia

DURATA: 103 Min

USCITA: 17 ottobre

L’opera seconda di Rocco Papaleo racchiude nel suo seno l’ideale profetico del suo regista-protagonista: l’esaltazione della coralità nella narrazione di drammi individuali dal sapore comico.

Dopo aver raccontato il sud in Basilicata coast to coast (David di Donatello per il miglior regista esordiente, miglior musicista e miglior canzone), Papaleo ci riprova con una storia connotata da personaggi strampalati, collocati a ridosso di una piccola realtà in cui tutto ciò che non si conforma alle regole fa gridare allo scandalo.

Il protagonista è Costantino (interpretato dallo stesso Rocco Papaleo), un prete spretato, che torna nel paese d’origine per rifugiarsi nel faro di famiglia. E invece si vede costretto a mediare tra segreti e verità, tra un passato, rappresentato dalla madre (Giuliana Lojodice) preoccupata del giudizio degli altri e un futuro, incarnato dalla coraggiosa sorella Rosa Maria (Claudia Potenza) in fase di divorzio, alle prese con un amore clandestino. Poi c’è Arturo (Riccardo Scamarcio), cognato e amico di Costantino, musicista incompreso, a cui è stato cucito addosso il destino di “cornuto”. Magnolia (Barbara Bobulova), sorella della colf Valbona (Sarah Felberbaum), è l’espansiva prostituta in pensione. A cui si aggiunge il trio di ex circensi formato da Raffaele (Giovanni Esposito), Jennifer (Giampiero Schiano) e la piccola Mela (Mela Esposito), operai di una piccola impresa di ristrutturazione.

Tutti questi personaggi realizzano il vivace affresco che trasformerà il faro da luogo di ritiro spirituale in una vera comunità di “freak”, in cui ognuno cercherà di aggiustare la propria esistenza dando una mano a sistemare quella degli altri.

Così gli anacronistici pregiudizi culturali sulla religione, sull’amore, sulla morale, saranno capovolti, facendo emergere l’unico valore che può dare forza all’essere umano: la solidarietà.

Ambiento in un sud utopico, perché girato in Sardegna, nella provincia di Oristano, e orientato linguisticamente tra la Basilicata e la Puglia, il film cattura con una trama ben sviluppata e un cast indovinato. Ma sono due i pilastri che reggono l’intero lavoro: il mare e la musica.

Il mare è l’elemento naturalistico che dà corpo e luce alle immagini, oltre a diventare metafora del viaggio verso il domani e verso la libertà dal perbenismo superficiale.

La musica irrora le sequenze e le plasma. Magnolia ha la vocazione del canto, Arturo suona il jazz e ascolta la pioggia scandendola in tempi musicali. D’altra parte la stessa idea che ha ispirato il soggetto di Una piccola impresa meridionale nasce da una canzone di Papaleo La tua parte imperfetta, cantata e suonata da Arturo-Scamarcio prima del finale.

L’autore rappresenta “la questione meridionale” come «un jet lag di almeno una decina d’anni, perché al Sud il presente è trasmesso in differita». Partendo da questo assunto e adoperando l’ironia come cifra stilistica si porta avanti un’operazione di rieducazione dai limiti “provinciali” che ancora oggi costituiscono un’istituzione nella vita degli abitanti dei piccoli centri del sud e di tutta la penisola.

Una regia sensibile rende la commedia un piacevole cammino verso un orizzonte più ampio delle piccole miserie personali, capace di arrivare al di là dei luoghi comuni da cui parte.

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Carlo Lizzani mette fine alla sua vita

TORELLO LATINI CONSEGNA IL PREMIO LATINI AL REGISTA CARLO LIZZANI

A tre anni dal suicidio di Mario Monicelli (29-10-2010), il regista Carlo Lizzani, 91 anni, ieri ha scelto di mettere fine alla sua esistenza. Con lucidità ha diretto la sua vita fino all’atto finale: il salto dal terzo piano della sua abitazione romana nel quartiere Prati.

È stato un grande intellettuale impegnato nella resistenza partigiana e nel raccontare attraverso il cinema gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Ha lavorato al fianco dei padri del neorealismo italiano, da Giuseppe De Laurentis con cui ha scritto la sceneggiatura di Caccia Tragica (1947) e Riso Amaro (1949) a Roberto Rossellini, collaborando alla stesura dello script di Germania Anno Zero (1948).

Il suo attivismo politico si è dichiarato in tutte le forme espressive: testi, film, manifestazioni, documentari. La prima opera che ha diretto è il corto Togliatti è tornato (1948). Il primo lungometraggio è del 1952, Achtung! Banditi! con Gina Lollobrigida e Andrea Checchi, ambientato nell’Italia nazifascista. Poi nel 1954 è stata la volta di Cronache di poveri amanti, tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, vincitore al Festival di Cannes del premio Internazionale. Fra i tanti lavori si ricordano: La vita agra (1964) con Ugo Tognazzi, L’amante di Graminia (1968) e Banditi a Milano (1969) con Gian Maria Volontè, L’indifferenza (1969) episodio del collettivo Amore e Rabbia realizzato insieme a Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio e Jean Luc Godard, Caro Gorbaciov (1988) che gli valse il David di Donatello.

Lizzani ha diretto la Mostra del Cinema di Venezia dal 1972 al 1982 ed è stato scrittore e critico cinematografico, autore di Storia del cinema italiano, nonché de Il mio lungo viaggio nel secolo breve, autobiografia appassionata pubblicata nel 2007.

Ha deciso di suicidarsi, probabilmente per le critiche condizioni di salute della moglie, lasciando alla famiglia un biglietto d’addio con su scritto: «Stacco la chiave».

Il monito che lascia ai posteri, oltre all’esempio d’impegno civile e politico, è la messa in guardia dall’immediatezza dell’approccio alle nuove tecnologie e alla realtà. Il maestro in una delle sue ultime interviste invita i giovani ad andare oltre una comunicazione istantanea. Perché solo continuando a indagare e approfondire la letteratura, l’arte e la storia si può sperare di mantenere viva la creatività.

Il collega e amico Ettore Scola ha risposto ai microfoni dell’Ansa: «E’ un momento di grande dispiacere e, devo dire, c’è ben poca voglia di commentare».

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha salutato l’artista con parole affettuose: «Era rimasto anche negli anni più recenti, nonostante l’età e le difficoltà di salute, straordinariamente presente e combattivo in ogni confronto e in ogni sforzo di passaggio del testimone alle nuove generazioni. Rivolgo a tutti i familiari le mie più sincere condoglianze».

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Oscar 2014: sarà La grande bellezza a rappresentare l’Italia

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La Grande bellezza di Paolo Sorrentino punta al premio più ambito del cinema: L’Oscar, per il miglior film straniero.

Dopo aver conquistato la critica internazionale al Festival del Cinema di Cannes (La rivista statunitense Variety ne ha parlato come: «Un’intensa e spesso sorprendente festa cinematografica», Il quotidiano britannico The Gardian ha sottolineato: «Il film vuole annegare nell’insondabile profondità della storia e della mondanità romana», mentre il magazine francese Première ha colto: «L’altezza della visione estetica, della disperazione crepuscolare che danno a La Grande bellezza l’impronta di una “summa filmica”, del testamento di un vecchio maestro, salvo che il “vecchio maestro” in questione ha 42 anni».) l’opera viene lanciata nella competizione degli Academy Awards del 2 marzo 2014.

La giuria formata da Nicola Borrelli, Martha Capello, Liliana Cavani, Tilde Corsi, Caterina D’Amico, Piera Detassis, Andrea Occhipinti e Giulio Scarpati candida la pellicola del regista partenopeo più apprezzato all’estero a rappresentare l’arte cinematografica italiana alla cerimonia degli Oscar.

Nella rosa dei papabili erano in lizza: Miele di Valeria Golino, Viva la libertà di Roberto Andò, Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, Razza bastarda di Alessandro Gassman e Midway tra la vita e la morte di John Real.

Il fascino della Roma non più felliniana ma volgare e decadente che ha impressionato la stampa di tutto il mondo riuscirà a convincere la commissione della kermesse Losangelina?

Per l’annuncio ufficiale bisognerà attendere il 16 gennaio, giorno in cui saranno rivelati i 5 titoli in nomination per il miglior film in lingua straniera.

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Gabriele Salvatores: Al via le riprese de Il ragazzo invisibile

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Gabriele Salvatores volta pagina. Abbandona le narrazioni drammatiche e iperrealistiche di Educazione Siberiana, Io non ho paura e Come Dio comanda per sperimentare una nuova dimensione del racconto d’ispirazione fumettistica in Il ragazzo invisibile.

A guidare lo sguardo attento del regista milanese sono i grandi classici del maestro Steven Spielberg che affrontano temi universali arrivando direttamente alla pancia del pubblico: «Perché lasciare questo territorio solo in mano agli americani? Sono felice di mettermi alla prova e rischiare. La sceneggiatura mi ha entusiasmato e le commistioni di genere mi hanno sempre affascinato. È un dovere cambiare, provare nuove strade, soprattutto in momenti di crisi in cui fare cinema è diventato difficilissimo in Italia

Il protagonista della favola è Michele, supereroe di tredici anni con il dono dell’invisibilità. Le sue avventure prenderanno forma grazie allo script firmato da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e un cast formato da Valeria Golino (madre del ragazzo), Fabrizio Bentivoglio (lo psicanalista che tiene in cura Michele), Ksenia Rappoport, Aleksei Guskov e per la prima volta sullo schermo Ludovico Girardello e Noa Zatta.

Il filmaker ha spiegato la scelta del soggetto: «Ultimamente mi vengono a cercare storie che riguardano l’adolescenza, quel momento di straordinario cambiamento in cui ci si sente trasparenti di fronte agli altri oppure troppo ingombranti e si vorrebbe avere il super potere di scomparire. Queste emozioni vivono in una grande avventura che gioca con l’immaginario dei super eroi e che vuole andare a toccare le corde del ragazzo che è in tutti noi e far risorgere sogni e desideri che siano allo stesso tempo capaci di interessare il pubblico dei più grandi

Dopo il primo ciak battuto ieri a Trieste, le riprese proseguiranno per le prossime 12 settimane. Il film arriverà nelle sale nel 2014 distribuito da 01 Distribution, per una coproduzione italo-francese.

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I Premiati della Mostra di Venezia

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Per la prima volta nella storia della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia vince il Leone d’oro un documentario: Sacro GRA di Gianfranco Rosi.

A 15 anni da Così ridevano di Gianni Amelio, il premio per il miglior film torna in Italia grazie al voto unanime della giuria presieduta dal maestro Bernardo Bertolucci, che spiega così la scelta: «Ora i documentari vanno ai festival e vincono anche un Leone d’oro. È qualcosa di nuovo e coraggioso. Il modo di Rosi di avvicinare questi personaggi, questi spazi ha qualcosa di francescano, c’è una certa purezza nei suoi film che mi fanno pensare a San Francesco».

La vita che ruota attorno all’universo del Grande Raccordo Anulare di Roma è raccontata dal regista romano attraverso incontri e interviste senza filtri, né microfoni. Con uno stile in grado di sorprendere il pubblico e i giurati della 70esima edizione della kermesse.

Il Leone d’argento per la migliore regia è andato ad Alexandros Avranas per Miss Violence. L’autore greco costruisce un’opera incentrata sul dramma dell’incesto. La Coppa Volpi maschile è stata assegnata al protagonista Themis Panou.

La migliore interprete femminile è Elena Cotta, attrice più incline al teatro che al cinema, per il ruolo di coprotagonista in Via Castellana Bandiera. Tratto dall’omonimo libro dell’esordiente filmmaker siciliana (navigata regista teatrale) Emma Dante. L’autrice, attrice e regista, porta sul grande schermo la metafora della condizione di stallo in cui s’è avviluppato il nostro paese e non solo.

Tye Sheridan per Joe di David Gordon Green è stato nominato miglior attore emergente. La pellicola con Nicolas Cage è ambientata nella chiusa e violenta provincia americana.

Il Gran Premio della Giuria va a Stray Dogs di Tsai Ming-liang, taiwanese che nel 1994 ha vinto il Leone d’oro per Vive l’amour. Il lungometraggio mostra la tragica miseria di una famiglia di Taipei.

The Police Officer’s Wife del tedesco Philip Gröning ha ottenuto il Premio Speciale. Si tratta di una narrazione frammentata sull’orrore della quotidianità.

Allo script di Philomena (ispirato a una storia vera), diretto da Stephen Frears, realizzato dall’attore Steve Coogan in coppia con Jeff Pope, va il riconoscimento per la Migliore sceneggiatura. Scena dopo scena, prende forma la riflessione sul rapporto tra dramma umano e religione, attraverso l’esperienza di una donna che 50 anni dopo parte per un viaggio alla ricerca del figlio che non ha visto crescere.

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