REGIA: Rocco Papaleo
SCENEGGIATURA: Rocco Papaleo, Valter Lupo
CAST: Riccardo Scamarcio, Rocco Papaleo, Barbora Bobulova, Sarah Felberbaum, Claudia Potenza, Giuliana Lojodice, Giovanni Esposito
FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion
MONTAGGIO: Christian Lombardi
PRODUZIONE: Paco Cinematografica in associazione con Warner Bros. Entertainment Italia e realizzata con il sostegno di Regione Lazio e Sardegna Film Commission.
DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia
GENERE: Commedia
DURATA: 103 Min
USCITA: 17 ottobre
L’opera seconda di Rocco Papaleo racchiude nel suo seno l’ideale profetico del suo regista-protagonista: l’esaltazione della coralità nella narrazione di drammi individuali dal sapore comico.
Dopo aver raccontato il sud in Basilicata coast to coast (David di Donatello per il miglior regista esordiente, miglior musicista e miglior canzone), Papaleo ci riprova con una storia connotata da personaggi strampalati, collocati a ridosso di una piccola realtà in cui tutto ciò che non si conforma alle regole fa gridare allo scandalo.
Il protagonista è Costantino (interpretato dallo stesso Rocco Papaleo), un prete spretato, che torna nel paese d’origine per rifugiarsi nel faro di famiglia. E invece si vede costretto a mediare tra segreti e verità, tra un passato, rappresentato dalla madre (Giuliana Lojodice) preoccupata del giudizio degli altri e un futuro, incarnato dalla coraggiosa sorella Rosa Maria (Claudia Potenza) in fase di divorzio, alle prese con un amore clandestino. Poi c’è Arturo (Riccardo Scamarcio), cognato e amico di Costantino, musicista incompreso, a cui è stato cucito addosso il destino di “cornuto”. Magnolia (Barbara Bobulova), sorella della colf Valbona (Sarah Felberbaum), è l’espansiva prostituta in pensione. A cui si aggiunge il trio di ex circensi formato da Raffaele (Giovanni Esposito), Jennifer (Giampiero Schiano) e la piccola Mela (Mela Esposito), operai di una piccola impresa di ristrutturazione.
Tutti questi personaggi realizzano il vivace affresco che trasformerà il faro da luogo di ritiro spirituale in una vera comunità di “freak”, in cui ognuno cercherà di aggiustare la propria esistenza dando una mano a sistemare quella degli altri.
Così gli anacronistici pregiudizi culturali sulla religione, sull’amore, sulla morale, saranno capovolti, facendo emergere l’unico valore che può dare forza all’essere umano: la solidarietà.
Ambiento in un sud utopico, perché girato in Sardegna, nella provincia di Oristano, e orientato linguisticamente tra la Basilicata e la Puglia, il film cattura con una trama ben sviluppata e un cast indovinato. Ma sono due i pilastri che reggono l’intero lavoro: il mare e la musica.
Il mare è l’elemento naturalistico che dà corpo e luce alle immagini, oltre a diventare metafora del viaggio verso il domani e verso la libertà dal perbenismo superficiale.
La musica irrora le sequenze e le plasma. Magnolia ha la vocazione del canto, Arturo suona il jazz e ascolta la pioggia scandendola in tempi musicali. D’altra parte la stessa idea che ha ispirato il soggetto di Una piccola impresa meridionale nasce da una canzone di Papaleo La tua parte imperfetta, cantata e suonata da Arturo-Scamarcio prima del finale.
L’autore rappresenta “la questione meridionale” come «un jet lag di almeno una decina d’anni, perché al Sud il presente è trasmesso in differita». Partendo da questo assunto e adoperando l’ironia come cifra stilistica si porta avanti un’operazione di rieducazione dai limiti “provinciali” che ancora oggi costituiscono un’istituzione nella vita degli abitanti dei piccoli centri del sud e di tutta la penisola.
Una regia sensibile rende la commedia un piacevole cammino verso un orizzonte più ampio delle piccole miserie personali, capace di arrivare al di là dei luoghi comuni da cui parte.